3. Centraline: i sistemi di protezione.


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Le prime centraline erano molto semplici: esse ricevevano solo segnali relativi alla posizione della
farfalla e al numero di giri del motore e intervenirvi era abbastanza facile, visto che non esistevano
codici di controllo. Non ci si doveva dunque preoccupare di aggirare alcuna protezione. Solo
successivamente i costruttori iniziarono a proteggere i programmi immessi nelle centraline,
introducendo codici che la centralina avrebbe poi letto al momento dell’avviamento o anche più volte
durante il funzionamento.
Iniziò così un vero e proprio “botta e risposta” tra case costruttrici e preparatori.
Il primo codice ad essere approntato fu il “Check sum”, ovvero la somma in esadecimale di tutto ciò
che era scritto nelle tabelle. Modificando anche una sola mappa, si alterava ovviamente anche la
somma totale dei byte e, se la somma corretta non veniva ripristinata, il motore si spegneva e non
poteva più essere avviato.
Dopo un po’ di tempo, i preparatori riuscirono ad aggirare l’ostacolo, effettuando gli interventi
desiderati e riuscendo a ripristinare apparentemente la somma corretta alla fine dell’operazione.
Da parte loro, i costruttori affinarono i sistemi di protezione ricorrendo ad algoritmi sempre più
complessi e ricorrendo a calcoli matematici sempre più articolati (per esempio, si sommavano
solamente i dati di alcune zone, conteggiando tra l’altro solo i numeri pari o i numeri dispari…).
Una “lotta”, quella tra costruttori e preparatori, che dura ancora oggi.
I produttori dei programmi necessari per rimappare le centraline, oggi sono in grado di fornire a
pagamento al preparatore, oltre ai driver necessari per leggere il programma in modo semplice e
rapido, anche le diverse famiglie di Check sum che si rendono di volta in volta necessarie per
intervenire sui diversi modelli di auto.

Mezzi indispensabili, questi: tempo fa, quando ancora non esistevano i driver, si era costretti ad
eseguire la rimappatura solo graficamente, non intervenendo sulle tabelle e agendo solo su alcune
curve visualizzate sui monitor dei computer.
Alcune centraline, però, non possono essere rimappate, un po’ anche grazie alle più stringenti
normative anti-inquinamento: per esempio, le centraline a norma Euro4 sono spesso caratterizzate
da mappe criptate (dotate non di semplici Check sum) e sono in grado di capire se sono state
modificate anche verificando continuamente tutti i codici una volta al secondo. Tra l’altro, vanno pian
piano diffondendosi nuove famiglie di centraline aventi solo alcune zone del programma modificabili:
in questi casi sarà molto difficile intervenire nelle zone davvero utili.
In ogni caso, anche al di là di queste ultime ipotesi, può verificarsi che una centralina non possa
essere riprogrammata semplicemente perché ancora non si conoscono i loro protocolli (è il tipico
caso di un’auto di nuovissima produzione): in questo caso, chi volesse comunque procedere
nell’avventura, non avrà altro da fare che tentare di sostituire la scheda elettronica interna con
un’altra che abbia una memoria rimappabile; il problema sarà però soprattutto quello di trovarne una
con l’attacco compatibile. Ma anche lì dove questo sia tecnicamente possibile, il costo della modifica
(sarà come sostituire l’intera centralina o quasi) lieviterà di parecchio.